la rinascita del tempio

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La luce dell'alba filtra tra gli alberi come fili d'oro sospesi, posandosi con gentilezza sulle tegole consumate del tempio. Il vento del mattino è leggero, quasi timido, come se temesse di spezzare la fragile quiete che è tornata a scorrere tra le pietre sacre.

Il tempio è silenzioso. Ma non è più quel silenzio denso, carico di timori e memorie spezzate. È un silenzio nuovo. Vivo. Un respiro collettivo, come se ogni cosa, anche le travi antiche, stesse provando a capire come rinascere.

Fuyu cammina a piedi nudi sul tatami della sala centrale. Il pavimento è ancora umido del temporale della notte precedente, ma lei non sembra farci caso. Le maniche del suo kimono bianco scorrono morbide, lasciando dietro di sé il profumo dell'incenso e del muschio. In mano tiene un cesto pieno di piccoli oggetti ritrovati dopo la battaglia: frammenti di legno intagliato, pergamene semibruciate, una campanella spezzata.

Li dispone con cura su un piccolo altare laterale. Non sono più strumenti sacri, ma testimonianze. Ferite sopravvissute alla tempesta.

Nel giardino, Kazuo è inginocchiato davanti al vecchio stagno. Il suo riflesso gli sorride con un'ombra di stanchezza negli occhi, ma è il suo volto. Solo suo.

Ren lo osserva da una certa distanza, seduto su una panchina di pietra. Non ha ancora trovato le parole. Da quella notte, non hanno parlato molto. Ma c'è una nuova intimità nei loro gesti. Kazuo gli lancia uno sguardo e Ren abbassa gli occhi, un po' imbarazzato, ma con le guance leggermente arrossate. È come se stessero imparando a toccarsi di nuovo, ma con l'anima.

Il tempio è vuoto, ma allo stesso tempo pieno.
I kami, ora, si fanno sentire con la gentilezza delle cose invisibili: uno stormo di rondini che passa ogni mattina alla stessa ora, il rumore delle foglie che si intrecciano, la sensazione che, anche nel silenzio, qualcosa stia vegliando.

Fuyu si accosta al portico dove Ren è seduto.
«Ci vorrà tempo,» dice, sedendosi accanto a lui. «Molte delle barriere spirituali sono state distrutte. I kami sono tornati... ma con lentezza. Come bambini feriti.»

Ren annuisce, ancora con lo sguardo su Kazuo.
«È vivo. Questo è tutto ciò che conta.»

Lei lo osserva per un attimo, poi sorride. «Ti sbagli. Quello che conta è che anche tu lo sia. Siete entrambi cambiati. E adesso potete rinascere insieme.»

Nel frattempo, Kazuo raccoglie una piccola pietra piatta dallo stagno. Ne osserva la superficie levigata e, senza dire nulla, la posa sul bordo del muretto. Una pietra, poi un'altra. Sta ricostruendo il piccolo sentiero che portava al salice. Quello che la volpe aveva bruciato.

Fuyu si alza e si allontana. Lascia spazio ai due ragazzi.

Kazuo si avvicina, in silenzio, e si siede accanto a Ren. I loro corpi non si toccano, ma le ginocchia sono vicine, come se stessero imparando a condividere lo stesso spazio in modo nuovo.

«Hai dormito?» chiede Kazuo, rompendo il silenzio.

Ren scuote la testa. «Tu?»

«Solo un po'.» Una pausa. «Ho fatto un sogno... C'era mia madre. Sorrideva. Non diceva nulla, ma... credo che stesse salutando.»

Ren lo guarda, sorpreso dalla dolcezza nella voce di Kazuo. C'è una malinconia serena nei suoi occhi. Qualcosa che non aveva mai visto prima.

Kazuo si volta lentamente verso di lui.
«Grazie per non avermi lasciato solo.»

Ren arrossisce appena. Abbassa lo sguardo, poi sorride. «Non avrei mai potuto.»

Il silenzio torna. Ma è leggero. Una promessa non detta.

La luce del sole si fa più calda, accarezzando i tetti del tempio come dita antiche e premurose. L'aria sa di terra bagnata e di promesse, mentre le prime rondini del mattino tracciano cerchi silenziosi sopra il cortile interno. La quiete è così profonda che sembra quasi sacra.

Le cronache di Yomi - il sigillo di IzanamiWhere stories live. Discover now
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